La testimonianza di Vincenzo, uno dei giovani che in agosto hanno partecipato all’esperienza di volontariato nei servizi di Caritas Roma

“Sono davvero preparato a quello che mi aspetta?”
“Riuscirò a donarmi agli altri nel modo in cui ne hanno bisogno?”
Queste le domande che mi hanno pervaso la mente durante tutto il tragitto sul pulmino da Ponsacco a Roma.
È proprio a Roma che lo scorso agosto, dal 25 al 31, insieme ad altri 8 tra ragazzi, ragazze e la super accompagnatrice d’eccellenza: Suor Laura Binato, ho partecipato al viaggio di servizio parte del progetto Caritas Giovani sul campo a “Le 4 del pomeriggio”.
Sono partito mosso dalla voglia di donarmi all’altro, ma anche alla ricerca di un qualcosa che mi aiutasse in un momento di difficoltà; avevo grandi ambizioni, ma tutto sommato non mi aspettavo molte “sorprese”. Avendo già avuto l’occasione qualche mese fa di avvicinarmi al servizio alla mensa serale di Caritas Roma in via Marsala, dietro la stazione Termini, luogo in cui avremmo distribuito pasti agli ospiti tutte le sere, pensavo di avere il controllo di tutto. Sono bastate poche ore però a farmi ricredere. Ogni incontro è stato una scoperta, ci ha arricchiti e ci ha fatti crescere.
Stare tra la gente e assaporare la bellezza genuina dietro ogni piccolo gesto di riconoscenza delle persone, con le quali abbiamo avuto l’opportunità di tessere relazioni, è stato nutrimento unico.
Le nostre giornate erano suddivise in due momenti principali: la mattina abbiamo conosciuto meglio la Caritas diocesana di Roma, ogni giorno infatti ci siamo interfacciati con alcuni servizi che offre; mentre la sera invece ci aspettavano alla mensa.
Per prima cosa abbiamo visitato la Cittadella della Carità, un luogo dove la solidarietà è di casa e dove è possibile condividere alcune esperienze fondamentali nel campo dell’accoglienza.
All’interno sono presenti: un Centro Odontoiatrico dove un numero considerevole di dentisti volontari cura gratuitamente i pazienti, un Emporio Solidale (il primo nato in Italia) dove le famiglie possono fare la spesa gratuitamente, un nucleo di assistenza legale e un centro di accoglienza, nonché una miriade di progetti, tra cui “Caritas Art”, la cosa a cui, prima di conoscerla, avevo dato meno importanza, ma che in realtà mi ha affascinato di più. Il progetto mira a creare cammini di crescita e cura attraverso laboratori, attività ed esperienze che arricchiscono e sviluppano le abilità personali. Tutto nasce dal grande lavoro portato avanti con Paolo, persona carismatica che con le sue parole ci ha trasmesso tutta la passione che lo muove giornalmente. L’arte diventa così un mezzo per costruire nuovi percorsi di vita e per guardare al futuro con immaginazione e speranza.
Tra le cose che abbiamo scoperto c’è stata anche l’Officina delle Opportunità: un servizio di accompagnamento, orientamento e inserimento lavorativo. Le due operatrici supportano ogni giorno molte persone, aiutandole a valorizzarsi e a pretendere di riconquistare una dignità dal punto di vista professionale, senza svalutarsi.
Abbiamo trascorso qualche ora a “Casa Giona”, un centro di seconda accoglienza per minori stranieri non accompagnati, che si pone come luogo di supporto e crescita per ragazzi, tutti tra i 14 e i 17 anni, accomunati dall’esperienza del viaggio migratorio e dalla volontà di costruirsi un futuro. Nello stesso stabile è stato aperto un centro di aggregazione giovanile, che offre ai giovani del quartiere l’unica opportunità sicura di incontro e crescita. All’interno vengono organizzati tornei sportivi, attività di doposcuola, laboratori di cucina, lezioni di stampa in serigrafia, cineforum e moltissime altre attività.
Abbiamo avuto la fortuna di conoscere “Villa Glori”, una casa famiglia diffusa che accoglie persone malate di AIDS. Il centro offre agli ospiti le cure necessarie e un costante controllo clinico. Aver avuto la possibilità di trascorrere del tempo con queste persone, ascoltare le loro storie e giocare insieme è stata, secondo tutto il gruppo, l’occasione più bella che ci è stata regalata.
Oltre a tutte queste attività di conoscenza e di scambio, ogni sera ci recavamo in via Marsala, alla mensa che ospita quotidianamente circa 300 persone. Abbiamo ricoperto tutti i ruoli di cui c’era bisogno: dalla gestione degli accessi allo sporzionamento del cibo, all’assistenza alle persone con disabilità e all’attenzione alle esigenze degli ospiti, alla pulizia delle stoviglie e dei locali.
L’esperienza è stata molto significativa, la cura emotiva dell’altro è stata, come in tutti i contesti di questo tipo, la cosa più difficile ma preziosa.
Il fatto di partire, poi, con un gruppo di cui non conoscevo molto per una “prova” di questo tipo è stato ancora di più una fonte di stimolo, ci ha permesso di legare e metterci a nudo creando relazioni genuine.
Credo che il regalo più grande che abbia fatto a me stesso e a tutte le persone che ho incontrato sia stato esserci perché volevo e non perché dovevo.
Ringrazio ancora di aver avuto la possibilità di prendere parte a tutto questo.

Vincenzo Pirico


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