Se c’è amore nulla è impossibile

Non è facile descrivere una città come Calcutta, così come non è semplice raccontare le emozioni e i sentimenti che suscitano le sue strade caotiche, pullulanti di miriadi di persone, i suoi rumori, i suoi odori, i suoi colori floreali e la sua inconcepibile operosità. Quello che è certo è che chiunque venga abbracciato dalle sue mille contraddizioni, sia che sia per la prima volta sia che sia per l’ennesima volta, non la dimentica più.
Il ricordo resta indelebile… perché è difficile dimenticare l’irrefrenabile senso di impotenza che attanaglia gambe e cuore mentre il puzzo della povertà entra nelle narici fino a togliere il respiro.
E’ soprattutto questo il sentire comune di chi fa un’esperienza umana e di vicinanza alla popolazione della capitale del Bengala Occidentale. Come è successo alla piccola delegazione della Caritas diocesana dall’11 al 21 novembre 2024.
Guidata dal direttore don Armando Zappolini, al suo trentaseiesimo viaggio a Calcutta, la piccola spedizione ha avuto modo di avvicinarsi agli ultimi e di toccare con mano le piccole sofferenze di un’umanità che continua a rimanere invisibile negli occhi di un mondo globalizzato, narcotizzato da un consumismo imperante. Anche in questo viaggio don Zappolini ha rivissuto e fatto vivere alle sue compagne di viaggio (un membro dell’équipe diocesana, un’operatrice e una volontaria) le storie e i ricordi che, da oltre trent’anni, condivide con Padre Orson Welles, fondatore insieme al sacerdote dell’associazione Bhalobasa, che in India ha realizzato e continua a realizzare numerosi progetti umanitari.
Padre Orson è stato soprattutto l’artefice della visita di Madre Teresa di Calcutta nella parrocchia di don Armando a Perignano nel 1990. Lui, che ha conosciuto Madre Teresa all’età di sei anni e che è stato uno dei bambini da lei accolti nelle attività delle Missionarie della Carità, ha fatto camminare il gruppo sulle orme di una donna che è diventata la Grande Anima di questa città e dell’India intera. Le sue tracce sono ovunque, il suo amore ha contaminato non solo i cristiani, ma anche gli induisti, i mussulmani e l’intera popolazione che nei suoi confronti nutre devozione e gratitudine.

La Madre – come la chiamano tutti – si respira ovunque, soprattutto in quei luoghi che lei stessa ha creato e costruito per dare un posto nel mondo ai più poveri. Posti come Predam, la Casa dei Moribondi, dove due ore di volontariato sono talmente intense che sembrano un’eternità, ma che fanno scoprire il non senso dei gesti automatizzati di un Occidente straricco e hanno la capacità di far sentire una sofferenza sconosciuta a contatto con la quale il senso di impotenza cresce sempre di più. Di fronte a una persona che muore nel muto dolore, dilaniata dalle ferite prodotte dalle piaghe, si cerca invano la presenza di Dio e la speranza si perde nelle tenebre.
Ma poi l’incontro con i disabili gravi e le donne anziane della Casa di Serampure riesce a cambiare la prospettiva: i volti e i sorrisi dell’umanità che non esiste diradano la rassegnazione e il Dio delle piccole cose si palesa, capace di aprire quella porta di dolore, che si trasforma in amore, l’amore che Madre Teresa continua a trasmettere alla sua gente, ai suoi poveri, a quella umanità invisibile dimenticata dal resto del mondo.
Grazie a questo amore, il lebbrosario di Titagarh, che sorge accanto a una discarica, diventa un luogo di dignità e bellezza, pieno di fiori, di attività artigianali e lavorative, dove i malati di lebbra, isolati dalla società e dalle loro famiglie, hanno trovato il loro posto nel mondo.
Un mondo dove tutto è possibile, perché come diceva la Madre “dove c’è amore nulla è impossibile”.
Mimma Scigliano