
Il racconto dei giovani che si sono messi al servizio delle opere delle Figlie della Carità, tra bambini e bambine, ragazzi e ragazze
E’ il secondo anno che giovani della nostra Diocesi fanno un viaggio estivo in Albania, quest’anno, però, più che un viaggio di conoscenza, è stato un viaggio di servizio. Dal 5 al 14 agosto, otto giovani, accompagnati da don Luca Carloni, si sono messi a disposizione delle Opere delle Suore Figlie della Caritas, che sorgono nel distretto di Elbasan, a Lumas, Mollas, Cërrik, centri molto poveri dell’Albania. Le Suore accolgono e si occupano, soprattutto, di bambini, bambine, ragazzi, ragazze e anziani.
Sono stati giorni intensi, a volte faticosi, ma soprattutto giorni che hanno donato molto sia ai giovani italiani che a quelli albanesi, comprese suore e operatrici.
Ecco il racconto di chi ha vissuto questa esperienza
Insieme ad altri tre miei compagni, Elena, Tommaso e Giovanni, mi sono occupata della formazione di aspiranti animatori, nel Centro diurno “Balonat” di Cërrik: ragazzi e ragazze tra i 14 ai 16 anni, che partecipano attivamente alle attività del centro. Abbiamo affrontato insieme argomenti come la consapevolezza di sé, il lavoro di squadra e la cooperazione, il coinvolgimento nella comunità e la giustizia sociale. Parlare di queste tematiche ha portato i ragazzi a conoscere quali caratteristiche e passioni li accomunano, a collaborare per un unico fine cercando di diventare sempre più un gruppo unito. Nelle attività che gli abbiamo proposto hanno sempre utilizzato le loro conoscenze, abilità e valori, senza mai tirarsi indietro. Mi ha colpito la loro voglia di esserci, di partecipare con entusiasmo, di aprirsi a ciò che era nuovo. Hanno messo in campo tutto ciò che avevano: abilità, emozioni, domande; e in cambio, ci hanno donato fiducia e sorrisi sinceri.
Tutti insieme abbiamo condiviso qualcosa di autentico imparando a conoscerci, al di là delle differenze culturali o linguistiche.
Al termine del nostro soggiorno abbiamo organizzato la “Festa delle Famiglie”, iniziativa che da tanto tempo le suore e le educatrici del Centro di Cërrik volevano proporre. È stata una serata molto partecipata, dagli anziani ai più piccoli. Tutti i presenti hanno collaborato: noi volontari italiani abbiamo allestito il giardino con ghirlande e festoni, mentre le persone del villaggio hanno preparato e portato il cibo da condividere.
È stata una serata piena di calore e di condivisione, che ha dato alle persone del villaggio la possibilità di riunirsi e festeggiare insieme. Abbiamo ballato tutti insieme stringendoci le mani e seguendo il ritmo delle loro musiche tradizionali, formando una grande comunità, viva e accogliente, senza barriere.
A casa con me ho portato un bagaglio pieno di volti ed emozioni. L’Albania è scoprire, dare ma soprattutto ricevere. Ricevere: un sorriso da un ragazzo che sta scoprendo se stesso e il mondo che lo circonda, le risate e gli abbracci delle bambine e dei bambini che trascorrono con te una giornata al mare, la forza e la determinazione delle suore nel far sì che i bambini della casa famiglia possano avere la migliore infanzia possibile, senza l’amore dei propri genitori ma con la cura delle proprie “zie”.
Anna Chiara Sorbello
Io, insieme a Caterina, Martina, Davide e don Luca, ho fatto servizio a Valona, sul mare, dove le suore con tutti i bimbi della loro casa famiglia si trasferiscono per l’estate. Abbiamo trascorso giorni intensi assieme ai bambini e alle bambine, alcuni piccolissimi, che vivono con le suore. A loro si sono aggiunti anche un gruppo di bambini e bambine del centro diurno di Mollas, che, ogni anno, vengono invitati per stare una settimana al mare. Abbiamo vissuto per qualche giorno la quotidianità delle Sorelle che da più di trent’anni si occupano di questi bambini e di queste bambine. Non abbiamo potuto non notare l’impegno e l’energia che, così naturalmente, mettono nella cura. Un’energia, che è scaturita dalla loro chiamata e che sembra davvero inesauribile, alimentata da un amore incondizionato.
Come ci ha detto Suor Rosaria, la madre superiora delle figlie della Carità, responsabile della Casa Famiglia, la loro è una “maternità spirituale che comincia con i piccoli ma che poi si estende a tutti i fratelli nel bisogno”.
I bambini della casa famiglia sono undici, dagli undici mesi agli undici anni, ognuno con le proprie esigenze e la propria storia, ma tutti sotto lo stesso tetto, avvolti dallo stesso abbraccio. “Questa è una famiglia che si allarga sempre più, una famiglia a fisarmonica” ci ha detto ancora Suor Rosaria, raccontandoci di alcuni ragazzi che sono cresciuti con loro e che adesso lavorano, studiano, hanno creato la propria famiglia.
Il nostro gemellaggio con l’Albania e con le opere delle Figlie della Carità è un dono prezioso. Il primo viaggio organizzato con Le 4 del Pomeriggio in Albania è stato un anno fa, da allora diversi di noi non si sono riusciti a scrollare di dosso tutte le emozioni provate, tanto è vero che alcuni di noi – compresa io – quest’estate ci sono voluti tornare. Questo Paese è rimasto ferito profondamente dalla dittatura di un regime comunista, ma anche da tutte le guerre civili e le violenze che sono venute dopo e che non si sono spente prima della fine degli anni Novanta. I bambini e i ragazzi albanesi di oggi, in qualche modo si portano dentro le conseguenze e le ferite dei vissuti dei loro genitori. Per questo è grande l’aiuto umanitario e umano di cui c’è bisogno. Ed è per questo che ancora una volta me ne sono andata con una grande voglia di ritornare.
Giulia Badame
L’importanza delle relazioni
L’Albania che ci accoglie: la narrazione delle suore e delle operatrici dei centri delle Figlie della Carità
Ci sono più di venti anni di differenza di età tra noi dello staff e i ragazzi e le ragazze volontari della Diocesi di San Miniato, ma quando l’obbiettivo è lo stesso, cioè quello di servire, le differenze di qualsiasi tipo sono irrilevanti. Dopo il primo viaggio di conoscenza fatto l’anno scorso, questa seconda visita del gruppo ha portato qualcosa in più, non solo per i giovani del centro “Balonat”, ma anche per noi come staff. Spesso nelle nostre riunioni di pianificazione, parliamo del bisogno di portare “il nuovo” al centro; nuove attivita’, nuovi giochi, nuove tematiche e discussioni e, senz’altro, anche nuovi visi.
“Il nuovo” attrae, “il nuovo” rigenera e inoltre, porta nuove prospettive.
Ecco, questo simpatico ed energico gruppo ha portato tanto di nuovo. Per cinque giorni , quattro di loro, Anna Chiara, Elena, Tommaso, e Giovanni, si sono impegnati a formare giovani animatori. Un po’ di imbarazzo all’inizio, com’è normale che sia, e poi viaaa… il ghiaccio si è sciolto e con le attività che avevano preparato, hanno saputo tirare fuori la creatività e i pensieri (spesso molto maturi) degli adolescenti. Il fatto che gli adolescenti hanno avuto come formatori dei giovani poco più grandi di loro, ha reso le cose più facili e ha aiutato a creare un’atmosfera di scambio. Chi lavora nel campo della formazione o dell’educazione conosce l’importanza di questi momenti, in quanto aiutano i nostri timidi adolescenti a uscire dalla loro zona di comfort.
ll resto del gruppo, altri quattro giovani – Giulia, Davide,Caterina e Martina ed il loro “capitano” don Luca, invece, si sono dati da fare con i “Cuccioli d’aquila” alla casa al mare! Che strana l’immagine di vedere le aquile volare sul mare, no?! Al massimo le gabbianelle. Beh in questo caso, noi stiamo parlando dei bambini della casa famiglia gestita con tanto amore e sacrificio dalle suore ormai da diversi anni. La casa accoglie undici bambini di diverse età e, come potete immaginare, lì una mano, o magari tante, servono sempre, In quel momento erano presenti anche 10 bambini del villaggio di Mollas le cui famiglie non hanno la possibilita di trascorrere qualche giorno al mare.
Come sia andata lo dicono le lacrime dei bambini e delle bambine alla partenza dei volontari.
La ciliegina sulla torta è stata la Festa della Famiglia per la comunità locale, un bel incontro delle due culture e che noi speriamo diventi ormai una tradizione.
Chi ha fatto questo tipo di esperienza sa benissimo che, senza negare l’importanza delle attività, c’è un’altro elemento (non visibile a volte) che prende il primato: le relazioni che si creano durante questa breve convivenza tra balli e piatti tradizionali , tra gite e scherzi, hanno un valore inestimabile, perché è su di esse che ci si basa per continuare a fare cose belle per gli altri, è su di esse che nasceranno cose nuove e nuovi servizi. Ed è per questo che noi siamo sempre pronti ad accogliere.
Suor Camilla, Vera e Marsela
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